Cavaliere, maestro, pensatore: scopri perché Francesco Amalfi è una figura chiave dell’equitazione italiana e cosa insegna ancora oggi.
“L’equitazione è equilibrio, rispetto, ascolto. Il cavallo non mente mai.” – Così insegnava Francesco Amalfi, uno dei più grandi cavalieri italiani del Novecento, oggi al centro di una riscoperta grazie alla pubblicazione postuma del volume Scritti Equestri (Zoraide Editore, 2024).
Chi era Francesco Amalfi?
Nato a Sant’Agnello (NA) nel 1883, morto a Roma nel 1968, Amalfi è stato molto più di un maestro di equitazione. È stato un soldato, un intellettuale, un visionario tecnico. Ha attraversato decenni di evoluzione della cavalleria militare italiana, mantenendo un pensiero lucido e indipendente, sempre centrato sul rapporto cavallo-cavaliere.
La sua carriera lo ha portato in Germania e in Ungheria, dove lavorò anche nella prestigiosa Scuola di Orkény. Lì affinò una metodologia che univa disciplina militare, cultura tecnica e filosofia equestre europea. Eppure, il suo nome resta poco noto fuori dai circoli specialistici. Questo articolo vuole restituirgli il posto che merita.
Non un dogma, ma un metodo vivo
Francesco Amalfi non era un ideologo. Non prese mai posizione netta contro o a favore di Caprilli, il riformatore dell’equitazione italiana. Semplicemente, sapeva che la tecnica è uno strumento, non un fine.
La sua equitazione era classica ma pragmatica, costruita su precisione, leggerezza, ascolto. Parlava di “matematica dell’equitazione”, ma sempre al servizio del rispetto per il cavallo. Questo approccio lo avvicina alla scuola spagnola e al lavoro con i cavalli lipizzani, che segnarono profondamente la sua formazione.
Un Maestro difficile, un’eredità profonda
La sua ex allieva Daria Camilla Fantoni, oggi amazzone e formatrice di alto livello, racconta Amalfi come un uomo duro, a tratti spigoloso, ma capace di lasciare un’impronta indelebile.
Solo con la maturità, dice, è riuscita a comprendere appieno la portata dei suoi insegnamenti. E proprio per non perderli, ha deciso di raccogliere i suoi appunti manoscritti e dar vita a Scritti Equestri. Il libro, curato da Mario Gennero, non è solo una raccolta tecnica, ma un vero documento umano, denso di filosofia del cavallo.
Oltre il salto: la visione totale dell’arte equestre
Pur avendo formato generazioni di cavalieri anche nel salto ostacoli, Amalfi non si è mai lasciato definire da una disciplina. Il suo pensiero si estendeva alla totalità dell’arte equestre classica.
Dice bene Fantoni: “Il dressage è la ginnastica artistica del cavallo. Ma è l’arte intera a fare un cavaliere vero: tempo, sensibilità, amore.” In questo, Amalfi anticipava un’idea moderna e umanista dell’equitazione: un sapere che forma anche l’uomo, non solo l’atleta.
Un libro che parla al presente
In Scritti Equestri, Amalfi non offre “ricette”, ma intuizioni senza tempo. Tecniche spiegate con rigore, certo, ma anche osservazioni profonde sulla mente del cavallo, sull’etica del lavoro in sella, sulla formazione del carattere attraverso la pratica equestre.
In un’epoca in cui si discute di benessere del cavallo e di nuove metodologie, i suoi scritti rappresentano una bussola affidabile, ancorata a valori solidi e visione internazionale.
Una figura da riscoprire
Francesco Amalfi è uno di quei cavalieri italiani che meritano più di una nota a margine nei manuali. Era un maestro esigente, certo, ma capace di plasmare personalità forti. Oggi, chi legge i suoi scritti o ascolta i racconti di chi lo ha conosciuto, trova molto più di una tecnica: trova una visione.
E allora la domanda è: quanto possiamo ancora imparare da lui?
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