Intervista a Michele Visconti, trainer ed istruttore federale monta western

Ha sempre raggiunto  gli obbiettivi che si era prefissato o esistono cavalli impossibili?

Non esistono cavalli impossibili da addestrare, siamo noi che non riusciamo a raggiungere l’obbiettivo che ci prefiggiamo. Troppo  spesso l’errore è umano, è meglio non occuparsi dei giovani cavalli che farlo in modo in proprio: un buon addestramento produce un cavallo calmo, senza paura, amichevole e rispettoso; se praticato male darà solo risultati scarsi e probabilmente cavalli con disturbi comportamentali.

Purtroppo spesso accade che un cavallo addestrato in un certo modo, si trovi in difficoltà con un proprietario diverso e questo può portare ad un regresso dell’abilità del cavallo ma anche ad indurlo ad assumere comportamenti sgradevoli.

Cosa ne pensa dell’Imprinting?

Iniziare l’addestramento del puledro sin dalla nascita è sicuramente il metodo più veloce e più efficace ma non è semplice e occorre una buona preparazione da parte di chi vuole intraprendere tale via. Il cavaliere deve essere dotato di molta calma e di molta sicurezza perché i puledri tendono a reagire in maniera brusca e violenta; in queste situazioni si deve mantenere il sangue freddo per evitare di caricarli di ulteriori paure. Trovo che sia fantastico arrivare a praticare l’imprinting nel modo giusto perché ci si trova ad operare in momento della vita del puledro molto delicato.

Quando inizia l’addestramento dei suoi cavalli?

Si può cominciare l’addestramento anche ad un anno ma non richiedo al cavallo degli sforzi o un grande lavoro, gli permetto ancora di giocare ma contemporaneamente lo sottopongo a dei comandi specifici che saranno poi utili per il futuro, inoltre nel gioco getto le basi per un rapporto di rispetto tra lui e me. Ad un cavallo di un anno in fondo cosa possiamo chiedere se non di farsi toccare in ogni punto, di darci le zampe, di farci rispettare.

Qual è l’utilità dell’imprinting?

Nel periodo critico dell’imprinting  il puledrino accetta determinate manovre perchè non ha la forza per opporsi, inoltre stabilisce da subito un legame di affetto e di fiducia con l’essere umano che durerà nel tempo. Si può cominciare l’imprinting anche ad una settimana o un mese, ma le condizioni cambiano sensibilmente e non è raro che ci si trovi coinvolti in battaglie di “tira e molla”, crisi di panico. Ovviamente dipende dal cavallo, ci sono cavalli che anche dopo l’anno si dimostrano collaborativi  perchè di indole buona; inoltre influisce l’ambiente in cui sono cresciuti, se nati allo stato brado o in contatto con l’uomo.

In questa fase ci sono differenze tra cavalli maschi e femmine?

In questa fase non ci sono differenze né di razza né di sesso. Solo dopo l’anno si possono notare delle differenze tra maschi e femmine.

Esiste un periodo ottimale per iniziare il primo addestramento?

Il primo addestramento varia dalla razza del cavallo e dalla disciplina a cui il soggetto sarà destinato.

Nel primo addestramento esistono differenze di apprendimento tra un puledro e una puledra?

Solo dopo l’anno si possono notare delle differenze tra maschi e femmine. Il maschio comincerà ad avere gli atteggiamenti di un giovane stallone, presterà meno attenzione al cavaliere, sarà distratto dall’ambiente esterno e dunque bisognerà essere un poco più rigidi nelle richieste e la femmina avrà un comportamento instabile a causa dei cicli estrali. Io definisco questo momento come una “fase di rompere e aggiustare” cioè essere severi e contemporaneamente dolci.

Cos’è il punto di rilascio?

Il punto di rilascio è il momento il cui si deve interrompere la richiesta (dando in questo modo un po’ di sollievo) perché il cavallo, seppur con un piccolo movimento, ha dimostrato di aver capito ciò che vogliamo da lui; e la volta successiva ci verrà incontro ripetendo spontaneamente l’azione.

Parliamo dei premi…

L’unico dialogo con il cavallo è il premio. Il premio migliore è la carezza perché il lasso di tempo in cui la ricompensa deve essere somministrata rientra nell’ordine di tre secondi – e non di minuti – dal comportamento desiderato altrimenti il cavallo non sarà capace di stabilire un collegamento tra la ricompensa e il comportamento; si è ottenuto, in questo mod, un insight cioè il cavallo apprende che una determinata risposta ad un determinato stimolo gli evita un danno o gli procura un vantaggio. La carezza è il premio più immediato e va somministrato sempre nello stesso modo, con coerenza per non confonderlo e per non perdere la sua fiducia.

Cosa ne pensa delle punizioni?

Un cavallo si può punire in tanti modi. La punizione può consistere in una non-somministrazione del premio, anche se non si tratta di una punizione vera e propria. Stando in sella posso usare più incisivamente le gambe e richiamare la sua attenzione con il morso stando però attento a non strattonare; ancora, posso continuare a farlo lavorare finché non esegue la manovra correttamente. Prima di punire il cavallo però bisogna essere certi che da parte dell’animale c’è un rifiuto o un comportamento scorretto perché posso affermare con certezza che la maggior parte delle volte siamo noi uomini a sbagliare

Esiste un numero di ripetizioni di un esercizio affinché il cavallo apprenda un esercizio?

Quando si comincia un lavoro con un cavallo, bisogna ripetere l’azione finchè non si svolge senza problemi, se le condizioni non lo permettono è opportuno scegliere di interrompere il lavoro nel momento in cui si sta eseguendo correttamente la manovra più vicina a quella desiderata ottenendo di rinforzare solo le risposte compatibili con ciò che vogliamo; tale momento non va scelto a caso perché spesso il cavallo, avendo memorizzato l’ultima azione, tende a ripeterla la volta successiva. Se l’azione è stata interrotta in un momento in cui il cavallo stava eseguendo un’azione inesatta, sarà quest’ultima ad essere considerata valida. La risposta finale deve essere raggiunta con una serie di passaggi progressivi e graduali.

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