mosche e altri ectoparassiti

Mosche e altri ectoparassiti

Mosche e altri ectoparassiti rendono la bella stagione una vera tortura per il nostro cavallo. Non esiste un’unica soluzione, ma varie strategie.

Come ogni anno, immancabili, con l’arrivo della bella stagione compaiono mosche, moscerini, zanzare e tafani. Per il nostro cavallo inizia una vera e propria tortura. Il tormento è legato alla irritazione da morsicature e alle reazioni di intolleranza individuale. Si aggiungono anche allergie (Dermatite estiva recidivante) e contaminazioni di ferite specie nel periodo estivo (piaghe estive da Habronema)

Ancora più pericolosi sono gli stati patologici provocati. Infatti, mosche (Anemia infettiva, infestazione da Gasterophilus), zanzare (West Nile Disease) e zecche (Piroplasmosi, Ehrlichiosi, Malattia di Lyme) possono trasmettere numerose malattie. Alcune delle quali sono molto gravi.

Le mosche

Le mosche fanno parte dell’ordine dei Ditteri (Diptera). Tale ordine non comprende solamente le mosche. Comprende anche altri insetti volanti come i mosconi e le zanzare.

La mosca domestica (Musca domestica), quella nera con dimensioni che sono una via di mezzo tra un moscerino e un moscone, è la più comune. E’ quella con cui abbiamo maggiore familiarità.

La mosca cavallina (Hippobosca equina) è un parassita specifico del bestiame. I maschi si nutrono principalmente di polline e nettare. Sono più attivi durante le ore diurne. Il morso della mosca cavallina può essere molto doloroso anche per gli esseri umani.

I moscerini

I moscerini pungenti (Culicoidi e i Simulidi) hanno l’aspetto di piccoli moscerini lunghi circa 2 mm. Il loro habitat è costituito da pozzanghere d’acqua stagnante, abbeveratoi e fango. In generale, qualsiasi luogo umido. La femmina è ematofaga. Contrariamente alla puntura della zanzara che colpisce i capillari sanguigni, l’apparato pungente della femmina del moscerino provoca una piccola emorragia a livello cutaneo. Attraverso questa lesione l’insetto effettua il suo pasto di sangue.

Le zanzare

Le zanzare (Culicide) sono una famiglia di insetti dell’ordine dei Ditteri. Esso conta circa 3540 specie. Caratteristica generale propria dei Culicidi è la capacità del particolare apparato boccale, presente esclusivamente nelle femmine, di pungere altri animali e prelevarne i fluidi vitali. I culicidi occupano una posizione di primaria importanza sotto l’aspetto medico-sanitario. Importanza dovuta alla presenza di diverse specie ematofaghe, associate all’uomo e agli animali domestici e al fatto che sono in grado di trasmettere alla vittima microrganismi patogeni.

L’habitat delle zanzare, nello stadio giovanile, è in generale rappresentato da acque stagnanti. Queste possono essere di varia estensione e profondità. Ad esempio, le piccole pozze temporane e l’acqua piovana raccolta. Ma anche particolari conformazioni di manufatti di varia natura fino alle grandi aree umide delle zone interne o costiere (stagni, paludi, foci, ecc.). Colonizzano sia le acque dolci sia quelle salmastre. In generale evitano i corsi d’acqua. Tuttavia, le larve di zanzare possono essere presenti presso le rive nelle anse, dove l’acqua tende a ristagnare.

Le zecche

Le zecche sono artropodi (acari appartenenti alla classe degli Arachnidi). Sono dei parassiti esterni delle dimensioni di qualche millimetro. In Italia sono presenti due famiglie di zecche. La famiglia delle Ixodidae (zecche dure) e quella delle Argasidae (zecche molli). La loro attività è massima, nei Paesi a clima temperato, nel periodo maggio-ottobre.

L’habitat preferito è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con microclima preferibilmente fresco e umido. Eppure le zecche possono trovarsi anche in zone a clima caldo e asciutto. O ancora, dove la vegetazione è più rada. La loro presenza dipende, infatti, essenzialmente, dalla presenza sul territorio di ospiti da parassitare. Per questo motivo, luoghi come stalle, cucce di animali e pascoli sono tra i loro habitat preferiti.

Le zecche non saltano e non volano. Passano dall’ambiente direttamente all’ospite (estremità delle piante, angoli di scuderie e cucce di cani, ecc.). Generalmente rimangono come parassiti per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni. Poi si lasciano cadere spontaneamente.

Come intervenire

L’approccio più ovvio e istintivo è di intervenire con prodotti applicati direttamente sul mantello del cavallo. Approcio corretto. Ma non del tutto. I prodotti insettorepellenti hanno il compito di tenere lontani gli insetti. Tuttavia, per risolvere il problema alla radice è indispensabile intervenire sull’ambiente. E’ necessario disinfestare la scuderia e i luoghi limitrofi (aree verdi, stagni e letamaie).

Non esiste però un’unica soluzione. Per combattere gli insetti bisogna, infatti, usare strategie e azioni differenti. Ciò permette di limitare le infestazioni ambientali e di ridurre il contatto diretto dei parassiti con gli animali.

Dr. Andrea M. Brignolo


Dr. Andrea M. Brignolo veterinario ippiatra. Ha particolari competenze in medicina interna e sportiva e aspetti peritali medico legali e assicurativi della medicina veterinaria.

Club Member and past president presso SIVE International, Resident assistant presso UCDavis Veterinary Medical Teaching Hospital e Vicepresidente con delega agli Equini presso ANMVI Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. Nel 2007 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze Cliniche Veterinarie alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino.

Ha scritto pubblicazioni sia scientifiche che divulgative pubblicate su riviste di settore e giornali a livello provinciale, nazionale ed internazionale. Dal 1989 tiene seminari, corsi e incontri presso varie associazioni ed enti legati all’ambiente del cavallo sportivo.

Per maggiori informazioni sul Dr. Andrea M. Brignolo potete visitare il sito: www.andreabrignolo.com oppure la pagina Facebook: @andreabrignoloveterinario

Dr.Andrea M. Brignolo
Medico Veterinario DVM-PhD
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