passeggiata in montagna

Passeggiata in montagna a cavallo: più di un’escursione

La passeggiata in montagna a cavallo è più di un’escursione, è un viaggio tra fiducia, natura e biomeccanica. Sei pronto?

Cavalcare in salita è più simile al navigare che al galoppare.

Una passeggiata in montagna a cavallo non è la versione panoramica di una tranquilla escursione in pianura. È tutta un’altra storia. Un altro corpo. Un altro ritmo.

È come passare dall’auto alla vela: tutto si muove, e se non c’è fiducia tra cavallo e cavaliere, si finisce presto fuori rotta.

Infatti, nel mondo dell’equiturismo, la montagna è il livello avanzato. Il campo scuola definitivo. Perché qui, più che altrove, l’imprevisto è la regola, non l’eccezione. Pertanto adattarsi diventa una competenza chiave.

Pianura vs. montagna: la biomeccanica non mente

In pianura, il cavallo lavora su un terreno prevedibile: il passo è simmetrico, la trazione arriva dai posteriori, il cavaliere può mantenere una postura “da manuale”.

In montagna, invece, il terreno parla un altro linguaggio. Quindi il cavallo da trekking deve rispondere in tempo reale:

  • In salita, si lavora di spinta. Il cavallo abbassa la testa, si bilancia, e ogni muscolo entra in gioco. Il cavaliere si alleggerisce, inclinandosi leggermente in avanti.
  • In discesa, tutto si ribalta: il cavallo frena, calibra ogni appoggio. Il cavaliere resta saldo mantenendo il baricentro, talloni bassi e sguardo dritto.

Per capirci: è la differenza tra camminare su un tapis roulant e affrontare un sentiero sconnesso con uno zaino pesante e la nebbia in arrivo.

Di conseguenza, la biomeccanica del cavallo cambia, e chi lo monta deve essere pronto a cambiare con lui.

Fidarsi del cavallo, davvero

Una passeggiata a cavallo in montagna mette a nudo il rapporto tra cavaliere e cavallo. In pianura puoi correggere, insistere, gestire. In montagna, se non ti fidi, è finita.

Il cavallo deve avere spazio per scegliere dove mettere i piedi. Deve potersi regolare, fermarsi, aggirare un ostacolo.
E il cavaliere? Deve imparare a lasciar andare il controllo, senza rinunciare alla presenza. Un equilibrio sottile.

Come si dice: “Il cavallo sa sempre più di te, se solo glielo permetti.”

In montagna, questo è letterale. Cavallo e natura parlano lo stesso linguaggio. Sta a noi metterci in ascolto.

L’esperienza batte la teoria

Puoi aver fatto mille ore di campo ostacoli, ma se non hai mai fatto un sentiero a cavallo, sei ancora all’inizio.

L’esperienza outdoor insegna cose che nessun manuale racconta: come leggere il meteo in quota, quando è il momento di scendere da sella, come capire che il tuo cavallo ha bisogno di una pausa prima ancora che lo mostri.

Il bello? Si impara anche sbagliando. Con umiltà. E con un cavallo disposto a fare squadra.

Rispetto: per il cavallo, per il sentiero, per gli altri

La montagna insegna rispetto in tutte le direzioni:

  • Rispetto per il cavallo, che non è un mezzo da spremere ma un compagno che si affatica, suda, scivola, sente;
  • Rispetto per la natura imprevedibile, che cambia faccia in un attimo;
  • Rispetto per gli altri escursionisti, per i ciclisti, per chi condivide il sentiero;

Nessuno ha più diritto degli altri di stare lì. Il galateo dell’equitazione su sentiero è semplice: saluta, rallenta, sii presente.
E soprattutto: lascia tutto meglio di come l’hai trovato.

Sei davvero pronto per la montagna?

Una passeggiata in montagna a cavallo è un’esperienza che ti cambia. Non è turismo, è immersione. Non è solo tecnica, è relazione.

Non si tratta solo di saper cavalcare. Si tratta di saper ascoltare. Il cavallo, la montagna, se stessi.

Se la pianura è scuola guida, la montagna è strada vera.
E forse, proprio lì dove il sentiero si fa stretto, scopri che il tuo compito non è condurre.
Ma seguire.

 

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