Cosa ci può insegnare oggi un maestro nato nel 1883? Alla presentazione del libro Scritti Equestri scopriamo il pensiero attualissimo del Generale Francesco Amalfi, tra tecnica, arte e rispetto del cavallo.
“L’equitazione non è un dogma, è una conversazione.”
Così diceva Francesco Amalfi, generale, cavaliere e maestro. E oggi, 5 giugno 2025, questa conversazione si riapre: alle 17:00, nella sala Federigo Caprilli del Museo dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo, si tiene la presentazione ufficiale del libro Scritti Equestri.
Un evento che non riguarda solo la memoria. Parla a chi monta oggi. E soprattutto, a chi vuole montare meglio.
Un cavaliere nato nel 1883, più moderno di molti viventi
Francesco Amalfi non è un nome familiare a tutti, ma dovrebbe esserlo. Nato a Sant’Agnello nel 1883, morto nel 1968, è stato una figura centrale nella cavalleria militare e nell’equitazione classica italiana.
Scritti Equestri, pubblicato da Zoraide Editore nel 2024, è un libro nato da una memoria viva, non da un archivio dimenticato. Gli appunti manoscritti, spesso criptici e intensi, sono stati conservati per decenni da Daria Camilla Fantoni, sua allieva e protagonista del dressage italiano, che ha deciso di renderli pubblici per riconoscenza e dovere morale. A trascriverli e curarli senza modificarli è stato Mario Gennero, che ha svolto un lavoro filologico rigoroso e rispettoso del pensiero originale di Amalfi.
Il risultato non è un libro nostalgico, ma una cassetta degli attrezzi mentale: pensieri nitidi, a volte spigolosi, sempre attuali.
L’approccio Amalfi: scientifico, sensibile, senza bandiere
Amalfi non era né un caprilliano né un classicista puro. Era un uomo che osservava, studiava e costruiva il proprio metodo.
Ha lavorato in Germania e Ungheria, collaborando con la Scuola di Orkény, e ammirava la disciplina spagnola e i Lipizzani.
Al centro del suo approccio c’erano equilibrio, leggerezza e rispetto del cavallo. Tecnica sì, ma pragmatica e longeva. “Non ho capito subito il senso dei suoi insegnamenti,” dice oggi Daria Fantoni, “me l’hanno spiegato i cavalli.”
Perché questo libro conta anche oggi
In un mondo dove l’equitazione si consuma tra tutorial e ricette rapide, Scritti Equestri è una guida lenta e profonda. Non serve solo a chi pratica salto ostacoli o dressage, ma a chiunque cerchi un rapporto vero e durevole con il cavallo.
Amalfi ci insegna a non cercare scorciatoie, a leggere il cavallo come individuo, a usare la tecnica come mezzo, non come fine. Un pensiero che oggi chiamiamo “etologico”, ma che lui già metteva in pratica negli anni ’30.
Un evento, una restituzione, un’eredità da riattivare
La presentazione del libro a Pinerolo non è un rituale celebrativo. È un atto di restituzione culturale. Il programma è denso: dall’introduzione istituzionale del Gen. C.A. Flaviano Godio, direttore della Rivista di Cavalleria, al racconto vivo di chi ha conosciuto Amalfi – come Daria Fantoni – fino all’analisi editoriale di Mario Gennero.
Chi sarà presente oggi ascolterà:
- gli aneddoti diretti di un’allieva diventata leggenda;
- il lavoro filologico di Mario Gennero;
- le riflessioni su cosa significa, oggi, rileggere uno scritto tecnico di 50 anni fa.
Il Museo dell’Arma, in una città simbolo come Pinerolo, è la cornice perfetta per parlare di arte equestre e formazione del cavaliere come visione e responsabilità.
Chi vuole davvero imparare, impari anche da ieri
Scritti Equestri è un manuale mentale, un gesto di onestà intellettuale, una voce libera che parla chiaro. E ci dice una cosa semplice, che tutti tendiamo a dimenticare:
l’equitazione è una relazione. Non una performance.
E forse, il primo passo per diventare cavalieri migliori è tornare ad ascoltare chi ha fatto di questo principio la sua vita.