Il Dipartimento di Studi e Ricerche sull’Autismo dell’Università della California (Santa Barbara) ottiene eccezionali risultati su bambini autistici utilizzando l’approssimazione successiva e il rinforzo positivo. I bambini escono dall’isolamento del loro mondo, interagiscono positivamente con il mondo esterno e comunicano con le figure presenti nell’ambiente circostante. Ora mi domando: come mai questi metodi fanno ottenere risultati strabilianti nell’“addestramento” di bambini con un simile problema, ma quando si tratta di applicarli all’addestramento dei cavalli, molti, forse troppi, “cavalieri” storcono il naso? Forse il benessere di un cavallo vale di più di quello di un bambino autistico?
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