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Cavalletti ed equitazione: serve un aiutante durante l’allenamento?

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Cavalletti ed equitazione: è davvero necessario un aiutante durante l’allenamento? Guida utile per principianti e professionisti.

Lavorare con i cavalletti è una delle attività più versatili e formative nell’equitazione. Che si tratti di migliorare il ritmo del cavallo, affinare l’assetto del cavaliere o semplicemente variare l’allenamento, i cavalletti offrono un’infinità di opportunità. Ma spesso, soprattutto in contesti non professionali, ci si chiede: è necessario avere un aiutante durante l’allenamento con i cavalletti? E deve per forza essere una persona esperta?

Che tu sia un istruttore, un appassionato che monta nel tempo libero o un principiante alle prime armi, questa guida ti aiuterà a capire come gestire al meglio le sessioni con i cavalletti e quando conviene avere un supporto a terra.

Perché i cavalletti sono così utili nell’equitazione

I cavalletti, nelle varie altezze e configurazioni, rappresentano un esercizio fondamentale nell’equitazione, perché lavorano su elementi chiave: equilibrio, concentrazione, impulso, precisione. A differenza di un lavoro solo in piano o solo su ostacoli, i cavalletti permettono di sviluppare la sincronia tra cavallo e cavaliere in modo graduale ma incisivo.

Sono ideali per tutti i livelli: dal pony club agli sportivi di salto ostacoli o dressage. Se ben usati, migliorano la reattività del cavallo, aiutano il cavaliere a percepire ritmo e distanza e mantengono la mente del binomio impegnata. Ma proprio per la loro versatilità, spesso richiedono piccoli aggiustamenti durante la sessione. Ed è qui che entra in gioco la figura dell’aiutante a terra.

L’aiutante: quando serve davvero?

Non è obbligatorio avere un aiutante ogni volta che si lavora con i cavalletti, ma in molte situazioni può essere estremamente utile. Ad esempio, se si lavora con esercizi dinamici, configurazioni variabili (cambiare altezze, distanze o orientamento), avere qualcuno che possa intervenire a terra permette di mantenere fluida la sessione senza scendere da cavallo ogni volta.

Anche la sicurezza è un aspetto da non trascurare. Se una barriera cade o si sposta, un aiutante può sistemarla in pochi secondi, evitando interruzioni e distrazioni. E nei casi in cui il cavallo sia giovane o inesperto, una persona a terra può osservare meglio l’andamento del lavoro e agire in caso di difficoltà.

Non va sottovalutato, infine, il valore del feedback visivo: un osservatore attento può notare dettagli che il cavaliere, impegnato nella guida, potrebbe non percepire, come una traiettoria imprecisa o una perdita di ritmo.

Deve per forza essere esperto?

Dipende dal tipo di lavoro. Se l’allenamento con i cavalletti è semplice – ad esempio una fila di barriere al passo o al trotto – può bastare un aiutante non esperto, purché abbia un minimo di familiarità con i cavalli. I suoi compiti saranno pratici: riallineare le barriere, regolare l’altezza, segnalare anomalie evidenti.

Se invece si lavora su sequenze più complesse o con cavalli sensibili, un aiutante esperto può fare la differenza. È in grado di offrire indicazioni tecniche su ritmo, distanza e impostazione, oltre a intervenire prontamente in caso di necessità. In questi casi, diventa una figura di supporto e osservazione, utile tanto al cavallo quanto al cavaliere.

Allenarsi da soli? Si può, ma con metodo

Non sempre è possibile avere un aiutante durante l’allenamento. In questi casi, è fondamentale sapersi organizzare. Prima della sessione, è utile predisporre i cavalletti con cura, scegliendo esercizi semplici che non richiedano modifiche frequenti. Meglio privilegiare configurazioni lineari, progressive o a serpentina, facilmente adattabili anche senza scendere da cavallo.

Durante il lavoro, è lecito fermarsi per regolare un cavalletto o aggiustare una barriera. Meglio una breve pausa che proseguire con un esercizio impreciso. Se possibile, è utile filmarsi: un video, anche amatoriale, può offrire spunti utili per migliorarsi.

In assenza di un osservatore, la consapevolezza tecnica diventa ancora più importante: sapere cosa si sta cercando di ottenere, come e perché.

Un libro per approfondire

Per chi vuole approfondire l’uso dei cavalletti nell’equitazione in modo serio ma accessibile, il libro “Cavalletti” di Reiner e Ingrid Klimke è una risorsa eccellente. Ricco di esercizi illustrati, esempi pratici e consigli tecnici, è adatto sia a chi muove i primi passi, sia agli istruttori che cercano nuove idee per le proprie lezioni.

 

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Imparare a gestire il lavoro con i cavalletti

Avere un aiutante esperto può rendere l’allenamento con i cavalletti più fluido, sicuro e produttivo, ma non è un requisito assoluto. L’importante è conoscere le proprie esigenze, il livello del cavallo, e saper pianificare con intelligenza. Ogni sessione dovrebbe essere uno spazio di crescita, non un motivo di stress.

Con le giuste conoscenze – e magari una buona lettura di riferimento – anche una semplice serie di cavalletti può diventare un esercizio completo e stimolante.

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Serena Cappello

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