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La noia non è sempre un’emozione dannosa

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La noia non è sempre un’emozione dannosa e non va confusa con la frustrazione che, invece, è causata da aspettative troppo alte e segnali contrastanti.

Generalmente per noia si intende un senso di fastidio o di insofferenza che nasce dalla mancanza di attività o dal fare qualcosa di monotono, contraria alla propria inclinazione. Nell’addestramento dei cavalli, la noia è etichettata come uno stato dannoso. Così molti cavalieri e addestratori si affannano per inserire nel loro programma di lavoro una gran quantità di elementi per essere il più creativi possibile. Ma i cavalli sono come i bambini, hanno bisogno di disciplina e concentrazione tanto quanto chiunque. La ripetizione non può che  portare alla perfezione, alla bellezza e alla sicurezza. In questo caso non si parla di noia ma di un processo per rendere il binomio calmo e sicuro. I cavalli, se lasciati liberi al pascolo, trascorrono gran parte della loro giornata a non fare nulla. Quindi cosa fa supporre che abbiano bisogno costantemente di stimoli variabili? E quando un cavallo inizia a reagire negativamente alla ripetizione di un esercizio, non è perché è annoiato … è perché è frustrato dallo sforzo richiesto oppure perché è confuso dai segnali che si stanno dando. Ma attribuire tutto ciò alla noia porta spesso un addestratore a stimolare eccessivamente un cavallo causando ulteriore frustrazione e confusione. I cavalli hanno bisogno di ripetizioni, hanno bisogno di esercitazioni semplici e facili che abbiano un senso. Non dovrebbe essere detto loro di passare da un movimento all’altro rapidamente. Proporre molti stimoli, cambiare costantemente e rapidamente esercizio per paura di annoiare il cavallo potrebbe, al contrario, indurlo a perdere la concentrazione, a diventare ansioso e insegnargli a essere distratto.

Se la ripetizione dello stesso esercizio porta alla frustrazione allora il lavoro andrebbe equilibrato magari riducendo la pressione e aumentando le ricompense e la pazienza ma senza cambiare “argomento”. È vero! La varietà è il sale della vita e, a volte, cambiare fa bene. Ma alla fine è la routine che porta a uno stile di vita calmo, equilibrato e con un futuro prevedibile. Aggiungere troppa varietà nel lavoro con un cavallo lo renderà solo confuso distratto e indisciplinato.

La paura non dovrebbe essere quella di annoiare il cavallo, piuttosto ci si dovrebbe preoccupare di non distrarlo. Il suo benessere alla fine sarà il risultato di un’esperienza complessiva equilibrata.


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I misteri del cavallo“ di Robert M. Miller è un libro che spiega ogni azione e reazione del cavallo da un punto di vista etologico, psicologico e comportamentale. Non è solo un libro di etologia! La sua originalità sta nel fatto che tiene conto anche del comportamento dell’uomo e della sua psicologia. Chiarisce tutti i principi scientifici che regolano la relazione con un cavallo aiutando a instaurare un canale di comunicazione corretto ed efficace per ambo le parti. Uno dei libri di etologia più letto negli ultimi anni. Un bestseller secondo le classifiche di IBS.IT

 

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Serena Cappello

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