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L’ippica italiana al galoppo tra un passato glorioso e un futuro da (ri)scrivere

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Nella legge di Bilancio approvata a fine 2018, in extremis, dall’attuale governo Lega – Movimento 5 Stelle si concretizza una stagione lunga oltre sei mesi dove gli esponenti dell’esecutivo di Palazzo Chigi hanno più volte battuto sul tasto “noi siamo contro il gioco d’azzardo”. Così il bilancio previsionale ha incluso tra i suoi provvedimenti un giro di vite per il settore piuttosto duro, pensiamo per esempio alla tassazione al 25% delle scommesse online, un’enormità che fa il paio con il divieto di pubblicità per il gambling.

Lo slogan è stato chiaro: “Alziamo le tasse al gioco per restituire soldi agli italiani” e in effetti le sovraimposizioni hanno coinvolto tutta la filiera. Tutta, tranne la parte che riguarda l’ippica, settore che è stato risparmiato dalla scure dell’erario e che, anzi, necessità di un ulteriore grande aiuto per passare dalla crisi alla ripresa. Questo unico elemento fornisce la fotografia più immediata e completa di che momento stia vivendo attualmente l’ippica italiana: uno sport in crisi che fa molta fatica a tenere aperti gli impianti, organizzare gli eventi e attirare quote cospicue di pubblico, ma allo stesso tempo uno sport storico che fa parte della cultura italiana e che le parti in causa (governo compreso) vogliono aiutare a non sparire.

Proviamo a contestualizzare la situazione con i numeri, le stime ufficiali alle quali si può fare riferimento sono quelle riportate nel Libro Blu 2017, fascicolo redatto da Agenzia Dogane e Monopoli sulla propria attività. In quell’anno la raccolta totale di tutto il gioco d’azzardo italiano ha superato i 100 miliardi di euro, 101,8 per l’esattezza. I giochi a base sportiva hanno sfiorato i 10 miliardi (9.976) rispetto ai 5 e mezzo di due anni prima. Mentre l’indotto delle scommesse sportive (online e su rete fisica) è raddoppiato l’ippica è rimasta ferma ai cancelli visto che nel 2017 ha mosso un mercato da 553 mila euro, rispetto ai 636 del 2015.

Chiaramente il gioco evolve con il tempo, le passioni degli italiani anche, è impensabile che oggi l’ippica possa tornare ai numeri degli anni ‘90 nonostante il mercato si sia esponenzialmente allargato. Fatto sta che questo sport non può essere derubricato alla stregua di una moda essendo stato una parte integrante della nostra cultura sportiva. Forse sembrerà una metafora troppo incisiva, ma la sintesi dell’ippica oggi sembra racchiusa nel dismesso ippodromo di Tor di Valle, struttura costruita su un’ansa del Tevere, di notevole importanza architettonica per le famose tribune sospese di Julio Lafuente. Un gioiellino dove oggi non si corre più, dove l’erba è cresciuta alta e tutti vorrebbero veder sorgere il nuovo stadio della Roma (in barba a qualsiasi stima di fattibilità).

Ecco, proprio dai suoi ippodromi deve ripartire l’ippica, teatri della propria storia. Lo sostiene anche Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech, la società che da più tempo è sul mercato dell’azzardo in Italia e che possiede un ippodromo a Montecatini e due a Milano. In un’intervista rilasciata qualche tempo fa all’Agimeg commentava l’iniziativa del Ministro Centinaio (politiche agricole, alimentati e forestali) di riformare il settore attraverso agevolazioni fiscali per scuderie e operatori, riqualificazione degli ippodromi e riforma del settore scommesse.

“La nostra valutazione del lavoro del Ministro Centinaio è assolutamente positiva visto che si inquadra nel processo di riforme e rivoluzione che aveva già trovato sbocco nei pagamenti agli ippodromi per gli arretrati del 2018 – dichiara Schiavolin – noi abbiamo sempre creduto nell’ippica, che consideriamo un prodotto magnifico e degno della massima considerazione, tant’è che già da tempo abbiamo adottato una strategia di comunicazione diversa proprio per ricrearne l’appeal. Per questo siamo assolutamente allineati con il Ministro che può contare sul nostro appoggio”.

Anche nella semplice comunicazione degli eventi, in un impatto grafico più fresco e in un rinnovato pacchetto di promozioni (queste qui) si capisce che lo storico marchio sta tornando forte sullo sport che ha dato il là ad un business miliardario. Allo stesso modo bisognerà capire come si tramuteranno in fatti le tante buone intenzioni espresse dalla politica e dagli addetti ai lavori e se, soprattutto, tutto ciò basterà a riportare in pista le corse dei cavalli.

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Serena Cappello

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