La FISE: “Rivedere l’inserimento del cavallo nel redditometro”

Lettera-appello del Presidente Andrea Paulgross ai ministeri competenti
L’inserimento del possesso del cavallo tra gli elementi di valutazione del reddito – il celebre quanto temuto “redditometro” – costituisce un elemento di grave preoccupazione per il mondo equestre nella sua complessità. La FISE ha deciso di farsi portavoce del disagio condiviso da migliaia e migliaia di suoi tesserati, presentando – con una lettera indirizzata dal presidente federale Andrea Paulgross ai ministeri competenti – un’analisi-richiesta di riesame di una decisione, più in generale di un criterio valutativo, che può concretamente vanificare le strategie di rilancio degli sport equestri: “settore – scrive tra l’altro Paulgross – dal punto di vista numerico a rischio di crisi che, se da un lato è incentivato come attività sportiva ed educativa, dall’altro verrebbe penalizzato da un’impropria imposizione fiscale”.

Ecco, di seguito, il testo della lettera inviata oggi contestualmente all’on. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze, all’on. Giancarlo Galan, ministro delle Politiche Agricole, all’on. Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e Finanze, e all’on. Francesca Martini, ministro della Salute.

Illustrissimi Signori,

con la presente intendo porre alla Loro attenzione la preoccupazione mia e di tutti i tesserati della FISE in merito all’inserimento del possesso del cavallo come elemento di valutazione del reddito (redditometro) e quale parametro di valutazione della capacità contributiva.

La prima osservazione che s’impone è la mancata valutazione delle diverse situazioni che si riscontrano nella realtà, ben diverso è l’onere per il mantenimento di un cavallo impiegato nelle corse rispetto a quello impiegato negli sport equestri o utilizzato per diporto o tenuto a livello amatoriale o destinato all’allevamento. Sarebbe come non differenziare dal punto di vista di indicatore contributivo il possesso di una barca a remi da un mega yacht di 20 metri.

Ben diverso è l’onere sostenuto  per un cavallo mantenuto in proprio o in pensione come ben diversa è l’attenzione dovuta dal punto di vista fiscale al cavallo da reddito o al cavallo che svolge una funzione socialmente rilevante quando d’affezione o impiegato nella Riabilitazione Equestre.

Da informazioni pervenute sembra che l’Agenzia delle Entrate abbia attribuito, ignorando le premesse sopra esposte, sulle base delle tabelle ministeriali cui rimanda l’Art.38 del DPR 600/1973, un reddito da possesso di cavallo pari ad euro 42.000,00 dimostrando un’anacronistica visione del mondo del cavallo ed ignorando l’evoluzione che negli ultimi anni ha avuto il rapporto uomo-cavallo.

La mancata differenziazione delle diverse tipologie di cavalli e del loro utilizzo rischia di vanificare le strategie di rilancio degli Sport Equestri, settore dal punto di vista numerico a rischio di crisi che, se da un lato è incentivato come attività sportiva ed educativa, dall’altro verrebbe penalizzato da un’impropria imposizione fiscale.

Considerare il semplice possesso di un cavallo indicatore di reddito nella maggior parte dei casi porterebbe a supporre un reddito sproporzionato rispetto alla capacità contributiva del proprietario.

Si aggiunga a quanto esposto che l’auspicata destinazione dei cavalli a fine carriera alla categoria dei NON produttori di alimenti destinati all’uomo già ne rende impegnativa la detenzione da parte dei proprietari. L’imposizione fiscale impropria preventivata la renderebbe insostenibile.

Riteniamo che una rivisitazione da parte del Ministero delle Finanze della problematica legata all’inserimento del cavallo nel redditometro sia giusta e doverosa anche in considerazione della grave crisi che sta attraversando il settore che avrebbe bisogno di sostegni più che di azioni penalizzanti.

Confido nell’attenzione che Loro sapranno dare alla definizione di regole giuste e adeguate alla reale capacità contributiva dei 100.000 tesserati che ho l’onore di rappresentare e confermo la piena disponibilità a contribuire a definire parametri adeguati e coerenti con le situazioni reali che il mondo dei cavalli esprime.

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