origini dell'asino

Storia delle origini dell’asino

Storia delle origini dell’asino: un percorso difficile da ricostruire per via della quasi assenza di reperti archeologici.

Piccolo, buffo e sgraziato, l’asino è da sempre emblema di stupidità, rozzezza e povertà. Eppure, ha avuto, insieme al cavallo, un ruolo fondamentale nell’evoluzione delle grandi civiltà.

Tuttavia, non ha avuto la stessa fortuna del suo compagno. Il cavallo è stato immortalato con ogni forma d’arte per via della sua bellezza, forza ed eleganza. È divenuto così simbolo di maestosità, ricchezza e coraggio. Malgrado ciò, l’asino, e il cavallo, appartengono alla stessa famiglia degli equidi e nelle specie selvatiche, a differenza di quelle domestiche, non si rileva una netta differenziazione, né per aspetto né per abitudini.

Le uguaglianze hanno reso difficile risalire alle origini dell’asino. Infatti, mentre la storia delle origini del cavallo è avallata da fonti e reperti archeologici, la storia dell’asino presenta molte lacune.

È difficile ricostruirla per via della quasi assenza di reperti archeologici. Questi, infatti, sono scarsi e di difficile interpretazione poiché spesso si possono facilmente confondere con i ritrovamenti ossei delle specie simili. Per colmare questa lacuna alcuni studiosi si sono serviti della linguistica.

Grazie a questa disciplina è stato possibile individuare, nelle lingue africane e del Vicino Oriente, un gran numero di termini riferiti agli asini. Ciò ha permesso di formulare alcune ipotesi, sia sulla loro domesticazione, sia su come si sia svolto il percorso di diffusione. La combinazione di questi dati, con quelli etnografici, ha permesso di ricostruire in parte la preistoria dell’asino domestico e ipotizzare che il suo antenato, abbia avuto origine nel primo Olocene, in Africa per poi diffondersi anche in Arabia e in alcune zone asiatiche.

Alcuni graffiti, risalenti al paleolitico, testimoniano la presenza degli asini nell’isola di Levanzo in Sicilia, nell’arcipelago delle Egadi. Altri ritrovamenti lo collocano in Europa e appartengono all’epoca tra il bronzo e il ferro.

Dati più certi si riferiscono alla sua addomesticazione, che risale al 4000 a. C. nel basso Egitto. Essa è, inoltre, ben documentata negli affreschi egizi che dipinsero asini e bardotti sin dalla V dinastia (2500 a.C.). In Asia nel III millennio a. C. gli asini erano utilizzati come animali da soma e da trasporto.

Nonostante l’uomo non gli abbia mai attribuito lo stesso valore che ha riservato, invece, al cavallo, l’asino ha dato sempre prova della sua eccezionale versatilità. Si è dimostrato da subito un lavoratore generoso e pronto ai più disparati servizi: al lavoro in montagna, in pianura, al tiro di carri, con l’erpice, con l’aratro, a sella e a soma.

Spesso si comporta anche come un consumato e affabile animale da compagnia.

Tratto dal libro A prima vista – esperienze di imprinting di Serena Cappello

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Il libro “A prima vista” è arricchito da alcuni capitoli dedicati agli asini e ai muli al fine di comprendere appieno le azioni e reazioni di tali equidi, alla loro ascendenza, alla loro psicologia e alle differenze comportamentali rispetto ai cavalli.

A prima vista – Esperienze di imprinting nasce dall’esperienza diretta di Serena Cappello. L’autrice, studiosa di psicologia equina ed etologia si è dedicata allo studio e al perfezionamento di un approccio precoce al puledro. A prima vista presenta in modo semplice, ed accessibile a tutti, le fondamentali regole per un approccio sano e rispettoso dei puledri, descrive nel dettaglio l’imprinting e i suoi effetti raccontando le storie di vita vissuta di due muli e di due cavalli e dei loro cavalieri. Un libro che spiega la validità di tale intervento e i suoi vantaggi.

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