I primi studi sull’imprinting

Tutti sanno che prima un uomo si avvicina ad un cucciolo di animale selvatico prima riuscirà a renderlo mite ed inoffensivo nei suoi confronti. Ciò che un animale apprenderà in tenera età resterà indelebilmente segnato nella sua mente e condizionerà le sue reazioni, le sue abitudini per tutta la vita. Per quanto riguarda gli animali domestici, ogni allevatore sa quanto sia importante il loro inserimento equilibrato nella famiglia umana che li ospiterà, e che si può ottenere facendo apprendere subito al piccolo che l’essere umano può rientrare tra le cose gradevoli. Tommaso Moro fu il primo a notare che i pulcini covati in una sorta di incubatrice rudimentale seguivano i fattori come se fossero le loro mamme dandone testimonianza nel II libro dell’Utopia del 1516: «Allevano un’infinita moltitudine di polli grazie ad un accorgimento sorprendente: le galline infatti non covano le uova, perché queste vengono esposte in gran numero ad una fonte di calore uniforme che le anima e le fa schiudere, e i pulcini poi, non appena usciti dal guscio, riconoscono gli uomini al posto delle chiocce e si mettono a seguirli.». A metà dell’Ottocento diversi studiosi cominciarono ad organizzare in modo sistematico le loro osservazioni e i dati raccolti sul comportamento animale e, intorno al 1870, Spalding si interessò al comportamento dei pulcini notando che essi, appena usciti dal guscio, seguivano e riconoscevano, come madre la prima persona o oggetto che vedevano muoversi. Il fenomeno fu poi riscoperto agli inizi del Novecento: Heinroth fece schiudere in incubatrice delle uova di oca e, una volta nati i pulcini, si rifiutarono di seguire i loro simili e andarono dietro allo sperimentatore che definì il fenomeno Prägung (stampo, impronta).

Nel 1925 Lorenz ebbe la prima conferma di questo attaccamento dei giovani volatili: comprò una taccola che chiamò Cioc, nome onomatopeico, con l’intenzione solo di nutrirla e poi ridarle la libertà una volta divenuta adulta, ma giunto tale momento Cioc non prese il volo e sviluppò un attaccamento morboso per lo scienziato. Inoltre, una volta raggiunta la maturità sessuale, la taccola si «innamorò della […] domestica» che proprio in quel periodo si era stabilita in un altro paese; nonostante la lontananza Cioc andava a trovarla tutti i giorni mentre la notte tornava al suo domicilio abituale. Nel corso dei suoi esperimenti Lorenz prese anche coscienza del comportamento delle ochette al momento della schiusa: Lorenz aveva covato per gli ultimi due giorni dieci uova, al momento della schiusa del primo uovo, nell’istante in cui l’ochetta faceva capolino dal guscio, Lorenz provò ad allontanarsi emettendo il verso di contatto prodotto dalle oche e fu subito seguito dalla neonata. I ripetuti tentativi di farle riprendere posto sotto la madre naturale fallirono inesorabilmente. La piccola gli correva dietro disperatamente, piangendo, incespicando e rotolando eppure con una velocità e una decisione inequivocabile: Lorenz era la madre. Nei giorni successivi l’ochetta, battezzata Martina, dimostrò subito tutto il suo affetto ed il suo attaccamento alla “mamma” continuando a chiamarlo pretendendo una risposta che la rassicurasse di non essere stata abbandonata.


 

 Bibliografia

Konrad Lorenz, L’anello di Re Salomone, Adelphi, Milano, 2000.

Thomas More, Utopia, a cura di Luigi Firpo, Guida, Napoli, 1979.

Marco Poli, Psicologia animale e etologia, Il Mulino, Bologna.

Niko Timbergen, Il comportamento sociale degli animali, Einaudi, Torino, 1969.

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