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Il linguaggio della mano: la lezione di Piero Santini

Nella lezione “Il linguaggio della mano” Piero Santini affronta un problema antico quanto l’equitazione stessa ma trascurato dalla maggior parte degli esperti.

Sono ben consapevole del fatto che chi rivendica, con qualsiasi pretesto, la capacità di sfornare cavalieri con buone mani diventerà ancora più ricco di colui che garantisce di far spuntare i capelli sulle “teste lucide” degli anziani uomini dei circoli.

Pertanto, rinuncio sin da subito a qualsiasi pretesa di avere la soluzione a un problema antico quanto l’equitazione stessa. Tuttavia oso dire che l’oscurità quasi totale regna ancora a riguardo. Infatti, sebbene siano state scritte valanghe di pagine sull’assetto, sono stati pochi gli esperti che si sono preoccupati di dire o scrivere in modo approfondito sulla mano. A riguardo si sono limitati a dire quanto dovrebbe essere leggera. Tutte le ragioni sono state lasciate interamente all’intelligenza spontanea del lettore o dell’allievo.

Un noto cavaliere inglese ha recentemente affermato che le cattive mani sono causate dal fatto che le redini sono tenute troppo in alto nelle dita (vicino alle punte), dalla contrazione dei muscoli dell’avambraccio e dalla rigidità del polso.

Anche se questo è senza alcun dubbio in parte responsabile del problema, la questione non è affatto così semplice. Prima di provare a risolvere il problema di una particolare coppia di mani, bisogna prima verificare a cosa è dovuta loro carenza. Forse per pesantezza fisica, ignoranza, nervosismo o per la combinazione, in proporzione variabile, di due o tutti e tre questi elementi.

Per nervosismo non intendo, in questo caso, timidezza o paura. Piuttosto mi riferisco a una mancanza di compostezza, una tensione e una tendenza affrettata a fare troppo. Come problema, questa mano è sullo stesso piano della mano ignorante, sotto la quale spesso troviamo buone qualità che giacciono incerte per mancanza di educazione.

Fattori che hanno un’influenza diretta sulle mani

Altri fattori che hanno un’influenza diretta sulle mani e sulle loro reazioni sul carattere e sul comportamento del cavallo sono:

(1) La loro posizione rispetto all’avambraccio e al gomito, l’inclinazione della linea delle nocche rispetto al suolo e dell’angolo che forma il dorso della mano con l’avambraccio.

(2) La loro altezza rispetto al gomito del cavaliere e al garrese del cavallo.

(3) Il loro atteggiamento e una maggiore o minore morbidezza del polso e delle dita.

(4) La loro distanza l’una dall’altra.

Tenendo conto di questi elementi, possiamo tentare un trattamento con tante buone probabilità di successo quante sono le cure prescritte per la maggior parte dei mali.

L’aneddoto

Ad esempio, Una volta mi fu chiesto di dare alcuni suggerimenti a un giovane stalliere inglese alle dipendenze di un canadese di mia conoscenza. Ai fini della diagnosi seguii il mio solito sistema: gli chiesi di sellare il cavallo e raggiungermi in un campo vicino alle scuderie. Arrivò, puntualmente, su un animale molto irrequieto. Lo guidava con un grande e pesante Pelham a cui vi aveva aggiunto una martingala fissa estremamente corta. Il povero cavallo si muoveva al passo e di lato, ammesso che una simile andatura si potesse definire passo. Inoltre, aveva le orecchie indietro e muoveva la mascella come se stesse masticando un chewing gum. Il caso era semplice.

Dopo pochi minuti di questa esibizione chiesi allo stalliere di riportare il cavallo nella stalla e di tornare con lo stesso usando un semplice filetto e senza martingala.

Egli protestò affermando che il cavallo con il filetto “non sarebbe andato” e che senza una martingala gli avrebbe fatto saltare i denti.

Tuttavia, su mia insistenza, pur protestando più o meno silenziosamente, alla fine acconsentì. Al suo ritorno, lo fermai al centro del campo e per prima cosa gli chiesi perché tenesse i pugni (che, per inciso, erano di dimensioni anormali ma, come si è scoperto, non proprio intrinsecamente pesanti) serrati con i pollici in un atteggiamento simile a quello del cittadino romano quando chiedeva di risparmiare la vita a un gladiatore. Ovviamente non poteva dare nessuna risposta, così gli chiesi di rilassare il braccio, di lasciare che le sue mani penzolassero “come se gli avambracci fossero appoggiati sui braccioli di una sedia”, con le dita chiuse quanto basta per tenere le redini e permettere al cavallo di allungare il collo quanto voleva.

Per farla breve, in pochi minuti ottenemmo un cavallo che si muoveva tranquillamente a tutte le andature. Lo stalliere, con un’espressione ironicamente imbarazzata sul suo viso arrossato, lo gestiva alla perfezione. Dopo uno o due eccellenti salti in campagna (dove il cavallo doveva essere del tutto ingestibile se non con l’attrezzatura sopra descritta) alla fine della lezione mi regalò una delle più grandi soddisfazioni della mia vita dicendomi: Sir, chapeau.

Ho riportato questo esempio come una lezione oggettiva sulla cura di quella che era una mano tipicamente ignorante, impreparata perché non gli era mai stato insegnato nulla. Poi, una volta istruita, si è rivelata tutt’altro che rozza, nonostante le sue dimensioni. Si tratta di uno dei casi non rari in cui una soluzione definitiva può essere trovata quasi in pochi minuti.

Piero Santini, Principi Fondamentali del Sistema Naturale, Zoraide editore, 2021, pp. 45-48



Sistema NaturalePrincipi Fondamentali del Sistema Naturale
di Piero Santini

Piero Santini fu discepolo del capitano Federico Caprilli e maggiore della cavalleria italiana. In questo testo, un classico della letteratura equestre, Santini, con un linguaggio semplice e dettagliato, introduce, spiega e promuove il Metodo Italiano e l’assetto in avanti.

Si rivolge sia ai cavalieri principianti che ai cavalieri esperti e agli istruttori. I primi saranno aiutati a fissare i principi di base prima di prendere qualsiasi parte attiva in un campo all’aperto o in una competizione. I cavalieri esperti troveranno molti contenuti e spunti di riflessione per migliorare la loro tecnica. Gli istruttori, che, a beneficio dei loro allievi, desiderano condensare e semplificare i concetti di base dell’equitazione all’aperto e del sistema naturale, ne trarranno una risorsa incredibile. Il testo è composto da 22 capitoli e un’appendice. Include numerose fotografie ma anche disegni e diagrammi a scopo didattico.

Piero Santini (1881-1960). Cavaliere di grande esperienza e reputazione internazionale. Fu un autore molto rispettato. Espose per la prima volta in lingua inglese, il rivoluzionario “sistema di equitazione naturale”. Ciò gli portò una fama immediata. Di padre italiano e madre americana, Santini parlava e scriveva inglese come seconda lingua. Tra le sue opere si annoverano 5 libri, tra cui “Learning to Ride”, “The Forward Impulse” e “Riding Reflections”. Ha inoltre tradotto e curato gli articoli di Caprilli.

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