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Nuovo libro: “Antologia della letteratura equestre italiana” di Mario Gennero

Un nuovo libro, unico, che raccoglie sette secoli di cultura equestre italiana. Da Federico II a Caprilli a firma di Mario Gennero.

Un nuovo libro, unico, che raccoglie sette secoli di cultura equestre italiana. Mario Gennero firma un’opera che potrebbe cambiare il modo in cui vediamo l’Italia e il cavallo.

“L’uomo a cavallo, per essere tale, deve essere migliore di quando è a terra.”

C’è un’Italia che non conosciamo. Un’Italia che non si trova nei talk show, nei manuali scolastici o nelle fiere turistiche. È l’Italia del cavallo, della filosofia equestre, della letteratura che profuma di scuderia e biblioteca, capace di attraversare i secoli e scolpire la nostra cultura con zoccoli silenziosi ma profondi. A riscoprirla oggi, con rigore filologico e passione rara, è Mario Gennero con il suo nuovo libro:
“Antologia della letteratura equestre italiana. Da Federico II a Federico Caprilli”, edito da Zoraide Editore.

La cultura equestre come specchio dell’identità italiana

Non è solo un’antologia. È una mappa del tesoro sepolto.
Gennero ci guida attraverso sette secoli di scritti, manuali, poesie, trattati e riflessioni che raccontano il rapporto dell’Italia con il cavallo. Un rapporto fatto di nobiltà e brutalità, sapienza e superstizione, arte e ignoranza, dolcezza e dominio.

Federico II, imperatore filosofo, apre il viaggio con il suo amore per l’osservazione e la sistematizzazione del mondo animale. Federico Caprilli, padre dell’equitazione naturale, lo chiude con la sua rivoluzione silenziosa che ancora oggi pochi comprendono davvero. In mezzo, c’è l’Italia che ha insegnato all’Europa e al mondo a montare, a pensare, a scrivere.

E se vi sembra un’esagerazione, leggete i nomi: Marco de Pavari, Claudio Corte, Lorenzo Palmieri, Prospero d’Osma, Serafino Siepi. Autori noti e meno noti che hanno riflettuto sull’equitazione come specchio del pensiero, dell’etica e del progresso.

Un’enciclopedia viva del nostro passato… e del nostro futuro

Mario Gennero, con pazienza monastica (come quella dei Benedettini a cui il testo rende omaggio), ha raccolto e selezionato testi dimenticati, spesso trascurati persino dagli storici. La lettura di questi documenti non è solo interessante: è rivelatrice.

Scopriamo, per esempio, che già nel 1813 si scrivevano manuali di equitazione femminile, o che nel Settecento si litigava accanitamente sull’utilità del trotto leggero. Ma scopriamo anche l’altro lato: l’oscurità. L’ignoranza di chi curava le coliche con preghiere, o credeva che un dente appeso ai crini potesse aiutare una cavalla a partorire.

Questa oscillazione continua tra sapienza e follia, tra genialità e superstizione, rende il libro avvincente. E attuale. Perché l’equitazione, come l’essere umano, si evolve solo se ha il coraggio di guardarsi indietro senza mitizzare e senza rimuovere.

La vera forza dell’uomo a cavallo? Il coraggio di migliorarsi

C’è un filo conduttore che lega i testi scelti da Gennero: il cavallo costringe l’uomo a essere migliore. Non è solo una questione di tecnica, ma di etica, di presenza, di autocontrollo.

“L’Uomo a cavallo per essere tale deve essere migliore e diverso da colui che è a terra.”

È questa la verità scomoda che emerge tra le righe. Il cavallo non accetta la mediocrità. Ti obbliga a diventare degno della sua forza, della sua dolcezza, della sua generosità. Ed è anche per questo che leggere questo libro è una sfida. Perché non si può uscirne uguali a prima.

Un libro per chi ama davvero i cavalli (e la verità)

Non aspettatevi una narrazione romantica o una raccolta patinata di citazioni. L’Antologia della letteratura equestre italiana è un’opera complessa, appassionata, e soprattutto necessaria. Non solo per gli studiosi, ma per istruttori, appassionati, cavalieri, amazzoni, educatori, allevatori, e anche per chi si è sempre chiesto: “Perché l’Italia, che ha dato così tanto al mondo, sembra aver dimenticato le sue radici?”

Nel libro, Gennero non si limita a raccogliere testi: li incornicia con uno sguardo critico, acuto, e spesso ironico. Un esempio? La denuncia – mai moralista, ma puntuale – dei maltrattamenti codificati come prassi nei secoli passati. O la rivalutazione di figure semi-sconosciute che già parlavano di benessere del cavallo in tempi in cui il concetto non esisteva.

Cosa resta, alla fine di questo viaggio?

Resta una certezza: abbiamo in cantina un patrimonio culturale che il mondo ci invidia e che spesso ignoriamo.
Resta la gratitudine verso chi, come Mario Gennero, si prende la briga di tirar fuori questi tesori, spolverarli e offrirli al lettore con generosità.
Resta anche una domanda: sapremo, oggi, essere all’altezza di questa eredità?

Chi ama i cavalli, chi insegna, chi studia, chi semplicemente monta, non può ignorare questa parte della nostra storia. E forse, grazie a questo libro, potremo anche cominciare a riscriverla.

Scopri il libro:

nuovo libro“Antologia della letteratura equestre italiana. Da Federico II a Federico Caprilli”
di Mario Gennero
Zoraide Editore – [In pubblicazione]

 

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