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Uso degli aiuti: alternato o simultaneo?

Uso degli aiuti:  alternato o simultaneo? Étienne Beudant  spiega il metodo del conte D’Aure e il metodo di Baucher.

1 – SECONDO IL METODO DEL CONTE D’AURE (Saumur, comandante Dutilh, comandante Pietu, capitano Seyès) è necessario spingere sul morso attraverso le gambe e servirsi degli aiuti diagonali (che mettono sempre il cavallo più o meno di traverso). La mano si oppone alla spinta delle gambe. Quindi si riesce a insegnare: «Bisogna spingere in avanti, ugualmente per far andare il cavallo all’indietro».

La mano deve rimanere fissa, le dita serrate. Non appena la mano sente che la mascella inferiore sta per cedere, disserra prontamente le dita per ricompensare e riprendere subito dopo. Una volta che la cessione è ottenuta, gli aiuti si attenuano per riprendere in modo impercettibile qualora l’equilibrio si fosse alterato (generale Decarpentry).

La difficoltà non sta nel fissare la mano fermando le gambe. Sta nel sentire il momento preciso in cui la rigidità delle dita deve scomparire, mantenendo la mano fissa. È l’istante in cui il cavallo comincia a rilassare la mascella inferiore, senza muovere la testa, senza abbassarla verso il petto per sfuggire al disturbo causato dagli aiuti del cavaliere, senza incappucciarsi.

Secondo tale sistema, le gambe correggono istintivamente gli errori commessi dalla mano. Quest’ultima corregge gli errori commessi dalle gambe del cavaliere. L’animale ne è infastidito e disorientato, soprattutto perché il cavaliere fa spesso un abuso degli aiuti. Provoca così ritrosia o, come minimo, una resistenza che deve essere distrutta. Serve tatto ed esperienza per applicare correttamente il metodo.

D’altra parte, l’uso degli aiuti (accordo degli aiuti) è difficile perché le gambe istintivamente correggano gli errori commessi dalla mano, e viceversa, la mano corregga gli errori commessi dalle gambe.

Inoltre il cavallo spinto contemporaneamente sia in avanti che all’indietro non comprende facilmente ciò che gli viene richiesto.

Pluvinel primo écuyer di re Luigi XIII aveva lavorato sei anni in Italia presso Pignatelli il più celebre cavallerizzo d’Europa. E a pagina 107 del suo Essai sur le dressage des chevaux difficiles, Farmain di Sainte-Marie spiega ciò che questo cavallerizzo pensava dell’uso simultaneo degli aiuti.

«Un gran signore della corte si avvicinò un giorno a Pluvinel e gli disse: “Signore, vi porto mio figlio. Non pretendo che ne facciate un écuyer; Vi prego solo, dopo che sarà un po’ districato, di avere la bontà di insegnargli ad accordare l’azione delle mani e delle gambe”.

«Monsignore, rispose Pluvinel, è da 50 anni che cerco di acquisire questa qualità e difficilmente oso lusingarmi di esserci riuscito».

2 – IL MEDOTO DI BAUCHER all’apice del suo talento. È stato messo in luce dal generale Faverot de Kerbrech. Il suo principio è: nell’addestramento non opporre mai la mano alle gambe, né le gambe alla mano, eccetto per l’effetto d’insieme con lo sperone. L’animale spinto in avanti o tirato in modo inequivocabile indietro non commette errori.

Il cavaliere deve ricercare la maniera più adeguata alle sue capacità. Tuttavia Rousselet ha scritto questa frase profondamente saggia: «è con azioni dolci e tempestive che si porta il cavallo all’obbedienza e al tempo stesso ne evitano la difesa».

La cosa più logica è dunque l’impiego degli aiuti alternati che non possono causare alcuna esitazione nel cavaliere e, nessun dubbio, nessuna incertezza nella mente del cavallo. Si ricorra agli aiuti laterali che non mettono mai il cavallo di traverso.

PRECISAZIONE IMPORTANTE. L’uso alternato degli aiuti senza l’opposizione degli uni agli altri, permette a un cavaliere poco abile di ben addestrare un cavallo nell’equitazione ordinaria. L’amatore che pretende più raffinatezza, l’applicazione di certe procedure di addestramento, precisamente quelle più utili, richiede grande cautela. Queste sono il piego, il “ramener outré”, l’elevazione massima dell’incollatura e soprattutto l’uso dello sperone, i piccoli attacchi e l’effetto d’insieme con lo sperone che a volte diventano qualcosa di pericoloso come «un rasoio nelle mani di una scimmia».

Perché un cavallo sia ben addestrato nell’alta equitazione, deve essere «in mano» e «ben messo» nella mano e nei talloni senza averne paura. Ciò può essere raggiunto solo attraverso l’osservazione e la riflessione, senza deviare dalle leggi della natura. Un addestramento perfetto si ottiene solo in quel modo mentre l’applicazione meccanica delle teorie raramente porta buoni risultati.

L’obiettivo è la leggerezza, vale a dire, l’amabile obbedienza ai più delicati effetti degli aiuti, che è ben lungi dall’assomigliare a un’improvvisa elevazione dell’incollatura o a una fuga precipitosa al minimo effetto della mano o delle gambe.

È quindi importante cercare solo la leggerezza che ci si sente in grado di utilizzare, ed è per questo che, in relazione all’arte dell’equitazione si può citare quel vecchio adagio venuto prima dai Greci, il popolo più brillante che sia mai vissuto: «Non licet omnibus adire Corinthus [*]». Il successo equestre arriva solo per coloro che osservano e riflettono.

[*] «Non tutti possono andare a Corinto», è un antico adagio greco: ai tempi, Corinto era una città particolarmente rinomata per le sue “cene eleganti” ma che erano alla portata solo dei portafogli di ricchi “turisti” crapuloni, dunque fuori delle possibilità della maggior parte della popolazione. L’espressione significa che qualcosa è per pochi non è per tutti, appunto.

Étienne Beudant, Esterno e Alta Scuola, Zoraide editore, 2016, pp 48-50.

 

Esterno e Alta Scuola
Étienne Beudant

Esterno e alta scuola di É. Beudant: (1° nella classifica Bestseller di IBS Libri – Sport – Sport equestri e con gli animali – Equitazione e salto ostacoli) è la prima e unica edizione italiana della pubblicazione del grande cavaliere francese. Si tratta di un’edizione evento in quanto riunisce in un unico volume l’edizione del 1923, la versione inedita del 1948 e dei testi inediti sul generale Faverot de Kerbrech.

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