muscoli del cavaliere

I muscoli del cavaliere: gli arti superiori

I muscoli del cavaliere che coinvolgono gli arti superiori non hanno un ruolo minore rispetto ai dorsali e agli adduttori della coscia.


immagine tratta da “Equitazione di base” di Federico Tomassi, edizioni mediterranee, p.68

Gli arti superiori sono costituiti da vari segmenti articolati tra loro. In ciascun arto si riconoscono sei regioni: spalla, braccio, gomito, avambraccio, polso e mano. Dotati di estrema mobilità, gli arti superiori svolgono essenzialmente funzioni di prensione e favoriscono l’equilibrio del corpo mediante il loro movimento a bilanciere.

Per chi pratica equitazione, avere braccia forti e muscolose è fondamentale innanzitutto per tirare il peso del proprio corpo in sella. È anche vero che esistono diversi escamotage per montare più agevolmente: si possono usare delle pedane o delle staffe con scaletta. Ma sono comunque dei dispositivi che potrebbero non sempre essere a disposizione oppure potrebbero rompersi.

Inoltre, la forza nelle braccia è fondamentale per poter svolgere tutte le attività di routine in una scuderia e per eseguire le procedure di insellaggio e dissellaggio del proprio cavallo.

Infine la forza delle braccia è preziosa, soprattutto nella monta inglese, perché essa richiede la necessità di tenere braccia, polsi e mani in posizione per periodi di tempo prolungati al fine di mantenere un costante contatto con la bocca del cavallo.

“Mantenere il contatto” non vuol dire tirare con forza le redini anche perché un cavallo può sollevare un uomo di 70 kg col solo collo, senza particolare sforzo. Credete dunque non abbia la forza sufficiente a vincere quella delle vostre esili braccine?

Le braccia oltre ad essere muscolose dovrebbero anche essere sempre sciolte e flessibili perché la loro rigidezza si estende alle mani che invece devono sviluppare un certo tatto per poter percepire la bocca del cavallo.

Vediamo più nel dettaglio quali muscoli vanno ad intervenire nelle braccia

Il deltoide è un muscolo della spalla, a forma di mezza coppa allungata che ricopre tutta la corrispondente articolazione. La sua funzione generalizzata e semplificata sarebbe quella di sollevare il braccio in tutte le direzioni fino a 180º, essendo muscolo sia abduttore che elevatore. Tuttavia i fasci specifici intervengono diversamente in movimenti anche opposti a seconda del piano di lavoro del braccio. Nonostante risulti come un unico muscolo, i fasci anteriore e posteriore sono antagonisti in gran parte dei casi.

Il brachiale (o muscolo b. anteriore o breve flessore dell’avambraccio) è il muscolo flessore del braccio posto profondamente sotto il bicipite. Ha origine in alto nel braccio e termina in basso, per mezzo di un largo tendine, sulla base dell’apofisi coronoide dell’ulna. La sua azione è quella di flettere l’avambraccio.

Il bicipite è il muscolo della regione anteriore del braccio. I due capi prendono origine dalla scapola, la massa comune si inserisce sul radio in prossimità del gomito; flette l’avambraccio sul braccio.

Il tricipite è l’unico muscolo della regione posteriore del braccio, estensore dell’avambraccio sul braccio e adduttore del braccio.

Il bicipite e il tricipite sono una coppia di muscoli antagonisti. La distensione e il piegamento del braccio dipendono dall’alternarsi delle contrazioni del bicipite e del tricipite.

Il muscolo estensore radiale lungo del car­po è un muscolo laterale dell’avambraccio. Si trova fra il muscolo brachioradiale e il muscolo estensore radiale breve. Contraendosi, estende e abduce la mano.

Il brachioradiale è un muscolo della regione laterale dell’avambraccio, detto anche lungo supinatore, carnoso in alto, tendineo in basso, esteso dal terzo inferiore dell’omero all’estremità inferiore del radio. La sua azione è di flettere l’avambraccio sul braccio e di portare il radio in semipronazione. È innervato dal radiale.

Il pronatore rotondo è il muscolo più laterale dello strato superficiale e attraversa obliquamente la metà superiore dell’avambrac­cio, dall’alto in basso e dall’interno all’esterno. Provoca la flessione dell’avambraccio sul braccio e concorre, con il pronatore quadrato, a realizzare la prono-supinazione della mano.

Il muscolo flessore radiale del carpo è uno dei muscoli dello strato superficiale anteriore dell’avambraccio. Con la sua azione flette, abduce e ruota all’interno (pronazione) il polso. Essendo un muscolo biarticolare collabora, seppur minimamente, alla flessione del gomito.

Il palmare lungo è un muscolo sottile e fusiforme, situato lungo il margine mediale del muscolo flessore radiale del carpo. È un muscolo incostante soggetto a notevole variabilità individuale. Anche la sua forma è soggetta a variabilità individuale: la porzione muscolare potrebbe trovarsi vicina al gomito o più spostata in direzione del polso. Talvolta sono presenti due ventri muscolari, altre volte non è presente alcuna porzione muscolare ma soltanto la porzione tendinea.

In alcuni individui il muscolo palmare lungo può essere doppio o anche del tutto mancante (mono o bilateralmente). ll tendine del muscolo palmare lungo può essere messo in evidenza unendo il pollice con il mignolo, e flettendo leggermente il polso. Se presente, il tendine sarà visibile come una rilevatezza lungo la faccia anteriore del polso. L’assenza di questo muscolo non si accompagna ad un deficit di forza.

La sua azione principale sembra essere quella di fornire un ancoraggio per la cute e la fascia della mano, resistendo alle forze di taglio orizzontali in una direzione distale che tenderebbero a scorticare la cute del palmo.

Il muscolo flessore ulnare del carpo è il più interno dei muscoli della mano e si trova medialmente al muscolo palmare lungo. Non passa per il tunnel carpale ma per un proprio canale. Con la sua azione flette (con azione più efficace rispetto a quella esercitata dal muscolo flessore radiale del carpo), adduce e ruota esternamente (supinazione) la mano.

Il muscolo flessore lungo del pollice è posto in profondità nella parte antero-laterale dell’avambraccio. Origina dalla parte media della faccia anteriore del radio, dalla parte laterale della membrana interossea, dall’epitroclea dell’omero e dal processo coronoideo dell’ulna. Decorre all’interno del tunnel carpale rivestito da una propria guaina tendinea. Il suo tendine si inserisce sulla base della falange distale del pollice. Flette la falange distale del primo dito (pollice), contribuisce alla flessione della metacaralangea e della trapezio – metacarpale e può intervenire nella flessione del polso. È innervato dal nervo interosseo palmare e dal nervo mediano. È irrorato dall’arteria interossea anteriore.

Proponiamo ora uno degli esercizi che Anthony Paalman consiglia di eseguire ne Il nuovo libro dell’Equitazione

Per questo esercizio il cavaliere utilizza le staffe. La posizione di base è l’assetto in sospensione (accorciare quindi le staffe). Testa alta e sciolta, spalle aperte e busto leggermente inclinato in avanti. Le reni restano un po’ incurvate e mantengono la flessibilità.

Il cavaliere stende le braccia in avanti in direzione della bocca del cavallo mentre espira. Poi, inspirando, piega le braccia portando i gomiti più dietro possibile senza alzare le spalle.

Questa vigorosa estensione e questo piegamento delle braccia avanti e indietro è molto importante quando è necessario reagire rapidamente sull’ostacolo (per seguire la testa e il collo del cavallo).

Ripetere 10 volte.

Il nuovo libro dell’Equitazione
di Anthony Paalman

Il nuovo libro dell’Equitazione di Anthony Paalman è il testo ritenuto la ‘Bibbia’ dell’equitazione per i suoi approfonditi e dettagliati contenuti.

Il testo, rivisto e corretto da Anthony Paalman prima della sua scomparsa, presenta degli aggiornamenti e una nuova divisione in capitoli. È stato tra i libri più ammirati e apprezzati a FieraCavalli Verona 2017.

Si tratta di un vero Best Seller internazionale, tradotto in nove lingue, tra cui il giapponese nel 2010. Ha venduto milioni di copie nel mondo.

Il successo del libro è dato dal fatto che nelle sue pagine emerge quanto l’autore ami i cavalli e come questi animali siano dei veri e propri atleti e come tali devono essere trattati e curati.

Si affrontano i temi del benessere del cavallo e l’addestramento in modo sano e rispettoso dei tempi fisici e psicologici dell’equino. Nelle sue pagine traspaiono tutte quelle qualità che sono rare nel mondo delle competizioni di oggi, dove i cavalli sono spesso considerati solo come “attrezzature sportive”.

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